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l'Adige Corriere del Trentno il Trentino

Rovereto, 30 aprile 2017
Si È spenta a 95 anni
Nives Fedrigotti

da l’Adige di domenica 30 aprile 2017

la scrittrice Nives Fedrigotti

Rovereto, 30 aprile 2017
È MORTA
LA SCRITTRICE
NIVES FEDRIGOTTI

Aveva 95 anni. Le amicizie con
Alex Langer e Joyce Lussu.
Martedì l’ultimo saluto

di Marco Boato
dal Corriere del Trentino
di domenica 30 aprile 2017
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Rovereto, 30 aprile 2017
IL RICORDO
«ROVERETO E
IL TRENTINO
HANNO PERSO
UNA
GRANDE DONNA»

di Marco Boato
dal Trentino di
domenica 30 aprile 2017
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In queste ultime settimane non stava bene. Chi l’ha vista assicura che comunque restituiva allo sguardo altrui quel volto luminoso che l’ha sempre contraddistinta.

E pure quando, nelle ultime ore, la diagnosi è peggiorata, non sembrava si fosse arrivati alla fine.

Invece si è spenta, nella notte tra venerdì e sabato, nella sua casa di via Setteville. Nives Fedrigotti se n’è andata a 95 anni. E con lei se ne va un pezzo della Rovereto che sapeva incantare, ma anche muovere un dibattito vivo, che non era ancora sterile polemica. Soprattutto, con lei se ne va un pezzo della sinistra cittadina, dell’ambientalismo e del femminismo, lontani dai cliché: quella era una città che amava ragionare, ma lo sapeva fare con eleganza, e pure con leggerezza, divertendosi.

Classe 1922, Nives Fedrigotti era cresciuta in epoca fascista, ma lei fascista non fu mai. Amava dire che «La resistenza è donna, la rivoluzione maschia». Di sicuro il tributo alla lotta per la liberazione la sua famiglia lo pagò caro. Il fratello Mario, nome di battaglia Topolino, fu assassinato a 18 anni in via Sicotta. Ma la sua, amava dire lei, è stata una vita di incontri. Impossibile citarli tutti. Certo uno dei più importanti, quello con Sandro Canestrini. Si  sposarono nel 1950, e fecero storia due volte: il loro fu il primo matrimonio laico della provincia e 22 anni dopo, quando ancora l’eco del referendum era forte, fu il primo divorzio di una terra che non è mai arrivata in anticipo, sui cambiamenti di costume.

Cinque anni dopo il sì in municipio, la prima figlia della coppia: Gloria, oggi noto avvocato, nata al Santa Maria del Carmine. La giovane famiglia Canestrini all’epoca viveva in via Rovigo, l’avvocato accompagnò la moglie a partorire in bicicletta. Un’altra epoca davvero. Dopo Gloria arrivarono Fausto e Duccio. E arrivò la casa in via Setteville. Più che un edificio, un punto di riferimento per tanti. «I Verdi in città nacquero in via Setteville», amava ricordare Nives. Ma quello accadde dopo, molto dopo.

Prima di tutto, a partire dai primi anni ‘60, ci fu l’impegno culturale. L’attività pubblicistica si è moltipliata, a Rovereto e non solo. Perché Nives Fedrigotti era figlia di questa terra, ma teneva lo sguardo verso orizzonti più ampi. Grazie alle frequentazioni - su tutte quella con Joyce Lussu - e alle recensioni che le veniva chiesto di scrivere. Erano gli anni in cui lei, il marito e altri roveretani, avevano messo in piedi «Cultura Viva». Impossibile citarli tutti. Da Franco Rella ad un giovanissimo Fabrizio Rasera, da Luigi Serravalli a Paolo Mirandola. Erano tutti giovani, di sinstra, amanti della cultura. E capaci di coniugarla con il divertimento. In quella Rovereto erano famose le loro trasferte, con un pullmino scassato, per assistere agli spettacoli di Strehler al Piccolo. Ma erano famosi soprattutto gli incontri organizzati nella città della Quercia: portarono all’ombra della campana gente del calibro di Giangiacomo Feltrinelli, Danilo Dolci, Jannacci. Un’associazione nata tra amici, e diventata movimento culturale, con una pagina dedicata su un quotidiano locale.

Ma se questo era il divertimento, l’impegno è partito dalla storiografia, con quel volume sulla storia del Trentino visto dal basso, da chi il potere non ce l’aveva. E il femminismo ante litteram. Parlava di femminismo quando ancora la definizione nemmeno esisteva. E l’ha fatto per tutta la vita - suo il nome «Cara città», per dirne una - ma senza pesantezza. Anzi, con un’ironia anche pungente. Si pensi al racconto sul marchese, per dirne una. O alle poesie sull’8 marzo.

Negli anni Ottanta all’impegno sul fronte delle recensioni si aggiunse quello come autrice. Poesie, brevi racconti, fino al romanzo breve «La gana». Un’attività che le diede ulteriore visibilità e che approdo all’insegnamento, con la sua scuola di scrittura creativa, messa in piedi sia a Rovereto che a Trento.

Dalla cultura alla società non ci fu un salto, fu il medesimo impegno declinato in altro modo: comunista, lasciò il partito nel ‘56 per abbracciare il movimento dei Verdi, per i quale fu anche consigliera comunale dal 1990.

E poi ci sono i viaggi. Fin dagli anni Settanta è andata dove allora era difficile approdare. L’Urss, la Cina, l’Albania. E ricordava fiera che «mi sono rifiutata di vedere la mummia di Lienin e pure quella di Mao». E poi ci sono i viaggi in Messico, in Africa, in India. Impossibile fermarla: a New Dehli un incidente stradale la fece finire in ospedale: 15 giorni dopo prese un aereo per il Nepal e solo poi tornò a casa.

Figura poliedrica, interessi numerosi, ma vissuti con due parole d’ordine: leggerezza ed eleganza. La stessa che aveva - fino alla fine - quando invitava gente in casa. Le amiche di Cara città, Rita Farinelli in testa, al suo compleanno, il 6 marzo scorso, sono andate a trovarla. Fisicamente era perfetta, come sempre. Ben vestita e ben pettinata. Tra loro è stato l’ultimo abbraccio.

Ora non c’è più. Verrà ricordata martedì alle 16 al cimitero di San Marco. Assieme alle sue poesie, ai suoi pensieri. Qui piace ricordare una frase rilasciato a L’Adige pochi anni fa, sulla morte: «Non escludo qualche forma di sopravvivenza alchemica, perché in natura nulla si crea e nulla si distrugge. Ma se sarò un atomo in terra, in acqua o in aria non lo saprò mai. E tanto mi basta».

L'ULTIMO SALUTO MARTEDì 2 MAGGIO
l'Adige il Trentino


Rovereto, 3 maggio 2017
Addio a
Nives Fedrigotti

Donna libera e libertaria
Ieri tutti i suoi mondi
l'hanno salutata
Sulla bara i messaggi
di chi l'ha amata

da l'Adige di mercoledì
3 maggio 2017

il funerale

«Ricordati, mai dire ormai». Questo l'ultimo messaggio che Nives Fedrigotti, pochi giorni prima di morire, ha lasciato alla figlia Gloria. Una frase magari piccola, ma che bene racconta l'animo di una donna che, a 95 anni compiuti, aveva ancora voglia di esserci. Ecco, ieri, al cimitero di San Marco, sono i momenti piccoli, quelli familiari e amicali, che si sono ricordati. Perché ognuno dei tanti che hanno partecipato alla cerimonia per salutare la scrittrice, la poetessa, l'intellettuale, ha raccontato un pezzo diverso di Nives Fedrigotti. Un saluto che è diventato un racconto corale, in qualche modo.

C'erano i suoi mondi, ieri pomeriggio. C'era la sua famiglia, i figli Gloria e Duccio, c'era l'ex marito Sandro Canestrini. C'era il movimento dei Verdi, da Marco Boato a Pino Finocchiaro, da Mauro Previdi a Maurizio Migliarini. C'era il mondo della poesia e del teatro. C'erano la cultura e la sinistra roveretana dei Fabrizio Rasera, dei Paolo Mirandola, Bruno Ballardini, Mario Cossali, Aida Ruffini, Fabiano Lorandi. E poi le donne. Quelle che hanno dato vita a Cara Città come Rita Farinelli e Donata Loss, e altre, tante che non è possibile citarle per intero. Quelle più grandi che con lei hanno fatto un pezzo importante del percorso, e quelle giovani, che ne hanno raccolto l'eredità nella casa delle donne.

Una cerimonia laica, perché lei era - come ha sottolineato qualcuno ieri - l'«ultima illuminista vera del Trentino». Una cerimonia, soprattutto, che non voleva essere ingessata. E così, davanti alle foto di Nives, impreziosite da una rosa, più d'uno ha preso un pennarello e ha scritto un pensiero sulla sua bara. Un saluto, una frase, la semplice firma. Il tentativo di accompagnarla anche adesso, che non resti da sola.

«Io a voi vorrei ricordare la Nives che c'era sempre, quando le si proponeva di andare a teatro, al cinema, ad un dibattito - ha ricordato Rita Farinelli - La Nives che si divertiva, che sapeva leggere la mano e che l'ha letta a mezza Rovereto, quella con cui fino a pochi anni fa mi sono divertita in maschera. Perché sì, lei si occupava di cose anche molto serie. Ma lo faceva con un'intelligenza allegra». 

L'allegria l'hanno ricordata in tanti. E la libertà. Sua, e degli altri, che viveva come valore: «Rovereto perde una protagonista. Spero che tra un anno si possa fare qualche cosa, per ricordarne la figura», è stato l'augurio di Marco Boato. 

Mentre l'immagine di lei più consolatoria, l'ha regalata il figlio Duccio. «Negli ultimi tempi era cambiata. Non c'era critica nelle sue parole, per lei era diventato tutto bellissimo. Stava ore davanti alla finestra a guardare il panorama». Il Baldo, lo Stivo. «E alla fine diceva: "È bellissimo"». E lo sguardo a quel punto non poteva non correre alla foto. Ed al sorriso che i tanti ieri in San Marco avevano imparato a conoscere, ma più di tutto ad ammirare.


Rovereto, 3 maggio 2017
IL SALUTO A FEDRIGOTTI
«LA SUA LEZIONE:
MAI DIRE ORMAI»

Il ricordo dell’ex marito Sandro Canestrini, ieri in San Marco. Gli amici di una vita
hanno voluto salutarla
firmando la bara

dal Trentino di mercoledì
3 maggio 2017
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Corriere del Trentno
Rovereto, 3 maggio 2017
NIVES FEDRIGOTTI,
ADDIO IN PAROLE
TRA GLI AMICI

La cerimonia di commiato
per la scrittrice. La figlia:
«Ci hai insegnato la vita»

dal Corriere del Trentino di mercoledì 3 maggio 2017
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l'Adige
Rovereto, 2 maggio 2017
È MORTA A 95 ANNI
NIVES FEDRIGOTTI

Intellettuale a tutto tondo.
Con lei se ne va un’epoca

da l’Adige di
martedì 2 maggio 2017
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Rovereto, 2 maggio 2017
Oggi il funerale laico per Nives Fedrigotti
da l’Adige di
martedì 2 maggio 2017

il funerale

Era nata a Riva del Garda il 6 marzo 1922. Ricercatrice storica, si è occupata anche di critica letteraria, di narrativa e di poesia, alternando tali interessi ad attività politiche nei movimenti ecologisti e femminili.

È tra gli autori di «Storia della gente trentina» (Marsilio 1977), «Cos’è un marito» (Mazzotta, 1978), «L’erba delle donne» (Napoleone, 1979). Nel 1988 è uscito il suo primo libro di poesia «Nel segno del pavone» (Longo).

Nel 1990, le edizioni «Centro internazionale della grafica» hanno dato alle stampe il romanzo breve «La Gana». Per la stessa casa editrice ha pubblicato nel 1995 «Storie da certi luoghi: la Brenta, figlia d’acqua».

Nel 1992, per Transeuropa, è uscito «Streghe a fuoco» e nel 1994, per Praxis, il saggio «La santa e la strega» nell’antologia «Sante medichesse e streghe nell’arco alpino». Nel 2013 ha pubblicato «Il vizio della memoria» (edizioni Arca).

 

 

 

   
  Marco Boato

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